Come l’innovazione nei dispositivi medici ha portato allo sviluppo di SphenoCath, un nuovo dispositivo per il trattamento delle cefalee.
1) Introduzione storica
Il blocco del ganglio sfeno palatino è una terapia che si esegue da oltre un secolo: i primi trattamenti furono effettuati nel 1908 dal Dott. Greenfield Sluder*, otorino americano che per primo intravide dei possibili collegamenti tra il ganglio sfeno palatino, il più grande collettore neuronale al di fuori del cervello e la fisiopatologia di diversi disturbi facciali e di eziologia emicranica.**
Una recente review della letteratura scientifica, condotta dal Dott. Ho, operativo nel dipartimento di neurologia dell’Università di Florida, e dai Dott. Przkora e Kumar, del dipartimento di Anestesia e Terapia del dolore della medesima istituzione, ha evidenziato la presenza di ben 83 pubblicazioni relative alla neuromodulazione del ganglio sfeno palatino, di cui 60 incentrate nello specifico nel blocco del ganglio.***
Nello specifico sono state presi in considerazione i livelli di evidenza scientifica ed il grado di raccomandazione secondo la scala dell’Oxford Center for Evidence Based Medicine. L’analisi evidenzia come il trattamento del blocco del ganglio sfeno palatino sia stato impiegato nel trattamento della cefalea a grappolo episodica e cronica, dell’emicrania episodica e cronica, nella nevralgia del trigemino, nelle cefalee autonomiche trigeminali (TACs) ed infine nel controllo del dolore facciale post operatorio, con particolare riferimento a diversi interventi di chirurgia funzionale endoscopica dei seni paranasali (FESS). Nella maggior parte degli studi considerati il blocco è stato effettuato con tamponi nasali adattati allo scopo oppure attraverso l’approccio endoscopico, procedura non priva di complicanze intra e periprocedurali. Per capire a fondo queste ultime asserzioni è necessario fare un passo indietro rimandando ad alcuni fondamentali anatomici.
Nella maggior parte degli studi considerati il blocco è stato effettuato con tamponi nasali adattati allo scopo oppure attraverso l’approccio endoscopico, procedura non priva di complicanze intra e periprocedurali. Per capire a fondo queste ultime asserzioni è necessario fare un passo indietro rimandando ad alcuni fondamentali anatomici.
2) Difficoltà procedurali
Il ganglio sfeno palatino, nella storia noto anche come ganglio pterigo-palatino o di Meckel, è un ganglio nervoso di forma triangolare, conica, situato nella fossa pterigo palatina, al di sotto del tronco mascellare, posizionato al di sotto della mucosa nasale. Proprio questo collegamento diretto tra la via nasale, il canale dei turbinati medi e la fossa pterigo palatina, ha reso possibile il raggiungimento del ganglio sfeno palatino attraverso il naso, evitando metodiche di accesso facciali più complicate e non scevre di sequele procedurali maggiori.
Gli strumenti artigianali impiegati per effettuare il blocco del ganglio vengono imbevuti di varie soluzioni di diverso tipo (principalmente con componente anestetica) ed inseriti, a paziente supino, attraverso le narici, con l’obiettivo che per gravità qualche goccia raggiunga il ganglio sfeno palatino, creando un effetto modulatorio. Proprio a causa della scarsa quantità di anestetico in grado di raggiungere il ganglio attraverso la fossa pterigo palatina, la procedura viene ripetuta diverse volte alla settimana e la seduta richiede diverse decine di minuti per favorire la precipitazione della soluzione imbevuta nel tampone nella fosse pterigo palatina.
3) Il valore aggiunto di SphenoCath
L’avvento del catetere intranasale SphenoCath ha velocizzato ed ottimizzato i risultati del blocco: l’innovazione del catetere sta sia nella sua a-traumaticità, in quando progettato con materiale morbido in grado di ridurre al minimo il disconfort del paziente durante l’applicazione che nella possibilità di raggiungere efficacemente il ganglio sfeno palatino, in quanto tutto il farmaco instillato attraverso il catetere (solitamente 1.5cc per narice) riempie la fossa pterigopalatina e quindi il ganglio sfeno palatino. Il catetere SphenoCath è stato brevettato dal Dott. Stephen Eldredge, anestesista di Salt Lake City, che ha riprodotto l’angolo presente tra la cavità nasale ed il canale dei turbinati medi, punto di accesso alla fossa pterigopalatina ove risiede il ganglio sfeno palatino.
L’innovazione sta proprio in questo, ovvero nell’avere un dispositivo in grado di orientarsi secondo la direttrice del canale dei turbinati medi, nonostante questa sia anatomicamente sfavorevole da raggiungere rispetto alla direttrice dell’ingresso delle narici. Non trascuriamo un altro aspetto non secondario: la singola applicazione può essere realizzata facilmente dal medico in qualche decina di secondi, riducendo quindi notevolmente i tempi ed eliminando la necessità di ripeterla diverse volte la settimana come nel caso dei tamponi nasali. Il paziente potrà ripetere il trattamento alla ricomparsa dei sintomi, previa consultazione ed indicazione del professionista sanitario.
Riferimenti
* The role of the sphenopalatine (or Meckle’s) ganglio in nasal headaches, G. Sluder, MD, New York Medical Journal, 23 May 1908.
** The Sphenopalatine Ganglion: Anatomy, Pathophysiology, and Therapeutic Targeting in Headache, Robbins et al., Headache, 2015.
*** Sphenopalatine ganglion: block, radiofrequency ablation and neurostimulation – a systematic review. Kwo Wei David Ho, Rene Przkora and Sanjeev Kumar, The Journal of Headache and Pain, 2017.